Pro e
contro degli asili
Molti, anzi la maggior parte, di bambini che entra “in comunità” (asilo nido fino a 3 anni e scuola
materna da 3 a 6 anni), soprattutto nei primi anni di vita, si ammala con una frequenza nettamente
superiore a quella dei bambini che non frequentano l’asilo. Febbre, tosse,
otiti, naso attappato o che cola, vomito e diarrea talora
si susseguono a ritmi incalzanti. Alcuni bambini stanno più a casa di quanto riescano
a frequentare con disperazione e sconcerto dei genitori, dei
nonni e dei familiari.
Ma a questo punto viene da
chiedersi se valga la pena o meno di insistere a mandarlo
all’asilo. Ci si rivolge al pediatra chiedendo
l’impossibile: cure miracolose per aumentargli gli anticorpi, per farlo tornare
a mangiare come prima, per dargli qualche terapia per farlo respirare di notte, quando fa dei
rumori a tipo vecchio motore diesel, e si sveglia in
continuazione perché non riesce a respirare.
I nonni incalzano: non lo mandare all’asilo,
tenetelo a casa. Però … a lavorare bisogna andare, i nonni raramente sono disponibili in quanto a volte sono ancora giovani ed hanno la loro
attività, altre volte hanno una certa età e tenere un bambino nei primi anni di vita richiede una forza
ed una energia che neanche molti giovani hanno ed una pazienza che pochi nonni
al giorno d’oggi possiedono.
Dobbiamo comunque fare
una distinzione tra asilo nido
(0-3 anni) e scuola materna (3-6 anni). Molti pediatri non sono favorevoli
all’asilo nido in quanto, oltre ad ammalarsi più
frequentemente, il bambino ha maggior bisogno della famiglia, e della madre in
particolare. Il nido rappresenta comunque l’unica
possibile soluzione nella famiglie in cui manca l’”appoggio” dei nonni ed in
cui entrambi i genitori lavorano. D’altronde con i mutamenti della società, l’incremento
del lavoro materno, la costituzione di famiglie nucleari carenti di reti di supporto da parte degli
altri parenti, e dei nonni in particolare, è cresciuta l’esigenza di strutture cui affidare,
nelle giornate lavorative, i bambini della fascia di età 0-3 anni.
Gli Asili Nido hanno
risposto a tale esigenza dagli anni ’70 in poi. Inizialmente l’attenzione era
rivolta soprattutto a problematiche di alimentazione, sonno,
igiene, dagli anni’80 la qualità dell’offerta si è
gradualmente modificata: ci si è rivolti, in aggiunta alle cure
primarie, anche al versante psico-socio-educativo.
Attualmente il numero degli asili
nido pubblici a Genova e provincia è 46
per un totale di 1700 posti circa (circa 1/10 della popolazione pediatrica 0-3 anni per quanto
riguarda il Comune di Genova).
L’approccio dei genitori all’Asilo Nido è ancora,
inizialmente, legato al bisogno di accudimento del figlio per le ore
corrispondenti al proprio impegno
lavorativo.
La quotidiana frequenza della
struttura favorisce anche la nascita di legami amicali
fra i genitori, accomunati da medesime esigenze ed obiettivi. Tale evento può
sopperire a momenti di bisogno e permette l’instaurarsi di una concreta solidarietà.
Purtroppo il numero di asili nido comunali copre
le fasce meno abbienti della popolazione e la maggior parte delle famiglie si
deve rivolgere a strutture private che, globalmente, offrono buoni servizi e
buone professionalità.
Per quanto
riguarda la scuola materna esiste una uniformità di parere sui benefici anche
se dobbiamo fare qualche considerazione negativa per quanto riguarda gli orari
a volte troppo lunghi le classi spesso troppo numerose e, piccolo ma importante
particolare, l’eccesso di temperatura degli ambienti nel periodo
invernale che tanto facilita i piccoli malanni del piccolo.
Benefici: i bambini acquisiscono sempre nuove
conoscenze, imparano a socializzare, a seguire delle regole, a condividere le norme di vita e a vivere
l’importanza del tempo, a conoscere cioè quando è il
tempo di giocare, quando è quello di lavorare e quando è
quello di soddisfare i propri bisogni
primari. Imparano, come anche all’asilo nido, a stare con gli altri, cioè con persone diverse dal nucleo
protettivo della famiglia, imparano a rapportarsi con più persone diverse, maestre, bidelle,
altri genitori. A casa il bambino ha sempre una persona disposta ad occuparsi di lui mentre all’asilo c’è
qualcuno che il bambino deve “condividere” con gli altri non
solo per le attenzioni ma anche per gli affetti. Alla scuola materna il bambino
inizia ad imparare quelle che saranno le materie di studio nelle scuole elementari.
Certo che il ritmo della
vita moderna ha cambiato le abitudini delle
famiglie.
Si corre sempre di più, si ha poco tempo per gli altri e per
noi stessi, si cerca di supplire a carenze
di rapporti umani con spese
voluttuarie (eccessi di giochi e di spese per vacanze) e con
tante attività: bambini che fanno più sport, bilinguismo, corsi di musica ecc. e che nei
giorni festivi vengono scorrazzati nei supermercati, nelle “multisale”
affumicate o vengono svegliati all’alba per fare gite passando ore in macchina
e ritrovandosi alla sera senza essere riusciti a scambiare due parole. Cari genitori provate a rallentare il ritmo per voi stessi
e, se non lo volete fare per voi, fatelo per i vostri figli. Hanno bisogno di voi, della vostra
compagnia, delle vostre parole, delle vostre coccole ma anche delle vostre
sgridate, hanno bisogno di affetto e di comprensione, di coerenza e di regole. Non correte con loro in passeggiate, corse, bici, piscine ecc. o,
almeno non fate solo questo. Fermatevi con loro,
guardateli, comunicate con il vostro corpo, gli occhi, le mani.
Specchiatevi negli occhi dei vostri figli. Parlate, leggete a
loro le favole come i nonni facevano una volta. Il bambino non ha
bisogno di tante favole, di tanti libri, televisioni,
computer, play station. Ha bisogno di voi, di giocare, di comunicare di sentire delle storie, ha
bisogno che gli leggiate le favole o anche che guardiate con lui televisione e
le videocassette.
Per chi volesse maggiori informazioni sui rapporti
famiglia bambini vi consigliamo di leggere sul sito www.apel-pediatri.it “nati per
leggere”.