CELIACHIA

 

La celiachia è una malattia caratterizzata da una intolleranza permanente al glutine (sostanza di origine proteica che si trova nel frumento, avena, orzo e segale). L’incidenza di questa intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni 150 persone mentre fino a pochi anni fa si riteneva che fosse presente in 1 su 1000 persone.

La maggior parte dei celiaci non è, al giorno d’oggi, diagnosticata in quanto è di facile diagnosi nei casi tipici quando viene  evidenziata a distanza di circa qualche mese dall’introduzione del glutine nella dieta, con il quadro clinico classico:  diarrea, vomito, anoressia, irritabilità, arresto della crescita o calo ponderale ma la maggior parte di casi presentano dei sintomi lievi e sfumati tanto che la diagnosi a volte viene effettuata dopo i primi anni di vita o addirittura in età adulta. Dopo il 2°-3° anno di vita i sintomi a carico dell’apparato gastrointestinale sono meno evidenti,  in genere prevalgono altri sintomi come: deficit dell’accrescimento della statura e/o del peso, ritardo dello sviluppo puberale, dolori addominali ricorrenti e anemia da carenza di ferro  che non risponde alla somministrazione di ferro per via orale. In un articolo di una delle più diffuse riviste di pediatria (Medico e Bambino, volume 20, numero 7 del settembre del 2001) è stato pubblicato un articolo dal titolo: “celiachia dove si nasconde?” dove sono state elencate 220 patologie in cui è stata sicuramente documentata la responsabilità della celiachia. Solo per citare alcune patologie associate a celiachia elenco, oltre ai classici disturbi intestinali con vomito e diarrea: alopecia e capelli fragili, afte recidivanti, lesioni dei denti, gastrite ed ulcera, colite, STIPSI, epatite, malattie endocrine, anemie di vario tipo e anomalie della coagulazione, malattie della pelle dei muscoli e delle ossa, disturbi vari neurologici ed ematologici.

In Italia (dati: associazione italiana celiachia, sito: www.celiachia.it) i celiaci potenzialmente sarebbero quindi 380 mila, ma ne sono stati diagnosticati solo 35 mila. Ogni anno vengono effettuate cinque mila nuove diagnosi ed ogni anno nascono 2.800 nuovi celiaci, con un incremento annuo del 9%.

La diagnosi può essere sospettata fortemente tramite alcuni  esami di laboratorio: anticorpi antigliadina, antiendomisio e antitransglutaminasi. La diagnosi va confermata da una biopsia intestinale.

La cura consiste nella esclusione dalla dieta di alcuni degli alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza, ma anche eliminare le più piccole tracce di farina da ogni piatto. Infatti l’assunzione anche di piccole quantità di glutine può causare lesioni  alla mucosa intestinale del celiaco. Di conseguenza è necessario fare attenzione alle possibili fonti di "contaminazione" di glutine quali ad una semplice posata che ha tagliato un pezzo di pane o  poca farina di pane sulle mani. La dieta senza glutine, condotta con rigore, è l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute. La dieta va condotta per tutta la vita.

Alcuni anni fa veniva consigliato di introdurre tardivamente il glutine nella dieta dei bambini in base all'ipotesi che la ritardata introduzione di glutine in soggetti predisposti potesse prevenire l'insorgere della malattia stessa ma studi successivi hanno dimostrato che in tal modo la malattia esordiva più tardivamente, nel bambino più grande o, addirittura, nell’adulto con manifestazioni atipiche.

Nell’adulto l’intolleranza può comparire più o meno acutamente in un periodo qualsiasi della vita, spesso dopo un evento stressante con manifestazioni cliniche sono assai varie: dal malassorbimento con diarrea, perdita di peso e carenze nutritive multiple, altri, invece, riferiscono uno o più sintomi cronici spesso estranei all’apparato digerente. Sono comuni disturbi quali crampi, debolezza muscolare, formicolii, emorragie, gonfiore alle caviglie, dolori ossei, facilità alle fratture, alterazioni cutanee, afte, disturbi psichici; molto frequente è l’anemia da carenza di ferro.

Alcuni vengono diagnosticati solo perché nell’ambito familiare c’è un altro membro affetto da celiachia.

Un aspetto particolare è rappresentato dall’educazione della famiglia e del bambino. Ai bambini celiaci è bene insegnare presto che cosa possono mangiare o no,

È preferibile insegnare il bambino a scegliere ciò che può mangiare e parallelamente dargli una motivazione chiara e semplice di ciò che deve imparare a rifiutare. Bisogna anche prevedere la necessità di mettere al corrente e sensibilizzare i genitori degli amici dei figli, in previsione di feste e ritrovi. Insomma, meglio non nascondere la celiachia a parenti, amici e conoscenti, ma anzi cercare una situazione di alleanza con le persone che hanno in qualche modo a che fare con il bambino celiaco.

Uno dei periodi più critici è quello dell'adolescenza in cui appare ancora più importante l'atteggiamento dei genitori sereno, tranquillo ed educativo e non vittimistico dei genitori.

Ulteriori notizie possono essere fornite dalla “Associazione Italiana Celiachia” (AIC) (www.celiachia.it) nata nel 1979 con le  finalità di  promuovere l’assistenza ai celiaci e alle loro famiglie di informare la classe medica sulle possibilità diagnostiche e terapeutiche, di stimolare la ricerca scientifica, di sensibilizzare le strutture politiche, amministrative e sanitarie.

L’AIC ha raggiunto importanti obiettivi quali la distribuzione gratuita dei prodotti dietoterapeutici senza glutine per tutti i celiaci diagnosticati da parte del Servizio Sanitario Nazionale  e l’esenzione dal servizio militare.