ALLATTAMENTO
Nella seconda metà del corso del secolo scorso,
l’emancipazione della donna ed il suo inserimento nel mondo del lavoro ha stimolato la
ricerca sempre più altamente tecnologica di latti
artificiali sempre più qualitativamente
validi per i lattanti. Di fatto si è giunti al disuso dell’allattamento materno
fino all’abbandono soprattutto nei paesi industrializzati. La donna lavoratrice un
tempo per niente garantita per il periodo dell’allattamento e impossibilitata
a dedicarsi completamente al suo
bambino, ha trovato per anni un ottimo sostitutivo nei latti
artificiali, che assicuravano uno sviluppo eccellente del bambino. Per qualche
tempo anche i pediatri, usciti dalle scuole di specializzazione, istruiti più
nelle modalità dell’allattamento artificiale che nei
principi fondamentali dell’allattamento naturale, hanno forse trascurato
di incoraggiare il desiderio di
allattare fornendo le basi perché ciò avvenisse nella maniera più serena
.D’altra parte la pratica della consultazione prenatale del
pediatra è
invalsa solo da pochi anni.
La ricerca ,
nell’intento di precisare
caratteristiche del latte umano che fossero riproducibili nel latte
artificiale ha contribuito nello stesso tempo a
scoprirne le
peculiarità .
Senza
dubbio alcune sue caratteristiche sono assai complesse e tali da
determinare al momento attuale la sua
“unicità”.
Pertanto possiamo affermare che
l’alimentazione artificiale non deve essere adottata come regola
nell’alimentazione del lattante ma deve essere considerata una
alternativa valida in situazioni di reali esigenze e che il latte materno è un alimento completo
che può essere adeguato da solo fino anche
al sesto
mese.
Anche il pediatra ha quindi
dovuto ricominciare da capo per
infondere fiducia e far si che la mamma sia sollevata
dalla dall’ansia rispetto alle proprie capacità fin dai primi giorni dalla
nascita e la coppia sia fortemente motivata all’allattamento naturale già prima
del termine della gravidanza.
Dagli anni ’60 sono nati parecchi movimenti a sostegno dell’allattamento molti di essi si sono costituitisi
in associazioni fra le prime La Leche League (LLL)
All’inizio degli anni 90 si è
costituita WABA (word alliance for
breastfeeding), della quale fa parte il Movimento
italiano per l’allattamento (MAMI).Nell’81 la
O.M.S. prende posizione a favore delL’
ALLATTAMENTO maternom con raccomandazioni a vari
Paesi e nell’1988 OMS e UNICEF hanno emanato un decalogo indirizzato a quegli
Ospedali cosiddetti AMICI ) contenente norme
secondo le quali tutto il personale attivo in centri neonatologici
si adoperi per garantire l’uso dell’allattamento.
La normativa CEE alla
quale il nostro Ministero della Sanità
si è adeguato con Decreto 6 aprile 1994,
regolando l’etichettatura dei prodotti
per lattanti, obbliga le ditte produttrici a riportare una dicitura relativa alla superiorità dell’allattamento materno, vieta che vengano riportate immagini
di lattanti o diciture che inducano a idealizzare il prodotto e qualsiasi
riferimento a “latte umanizzato e/o maternizzato.
Le Associazioni e le Leghe si dedicano
particolarmente alla promozione dell’ allattamento materno attraverso
gruppi di lavoro che danno informazioni e sono di sostegno alle donne
lavoratrici, alle nutrici in genere. Organizzano incontri scientifici per
sensibilizzare la classe medica
che e si adoperano anche con la
classe politica per la promozione di leggi che
intervengano a favore della nutrice.
In Italia una delle prime leggi
a tutela delle madre lavoratrici è del 1934.
la legge
del 1950 contemplava “ camere di allattamento aziendali”.
La legge 30\12\71 n.1204 ( e successivi aggiornamenti ‘77/87/88 )
oltre a
prevedere l’astensione obbligatoria dal
lavoro per i 2 mesi precedenti e tre
mesi successivi al parto, prevede la
conservazione del posto di lavoro per assenza di sei mesi oltre il periodo di
astensione obbligatoria. Il periodo viene computato
nell’anzianità e non agli effetti di
ferie, tredicesima e gratifica natalizia.
Attualmente la
promozione dell’allattamento al seno è un obiettivo molto sentito ed in questi
ultimi anni per merito della collaborazione di tutte le figure che ruotano
intorno al bambino vi è stato un
incremento dell’alimentazione naturale; si è diffusa la conoscenza della peculiarità
del latte materno che, nonostante i latti formulati
attualmente in commercio siano nutrizionalmente
adeguati, resta unico e insuperabile dal punto di vista immunologico
(meno infezioni intestinali e meno allergie) come è insuperabile per l’unicità del contatto “
pelle contro pelle” è l’apporto relazionale madre-figlio.
Altrettanto corretto è, comunque, informare la madre che, in caso di problemi (il
latte materno non arriva, o arriva in quantità non sufficiente, il bambino,
nonostante vari tentativi, come copri capezzoli, aspirazione del latte o altro,
non si attacca o non cresce) i latti che abbiamo a
disposizione sono ottimi prodotti che consentono un accrescimento ottimale del
bambino e che essere una “buona mamma” (come un “BUON PAPà”) non vuol
assolutamente dire di avere latte quanto o più di una mucca svizzera ma il
bambino ha bisogno, dalla nascita, anzi fin dalla pancia della mamma, fino
all’età adulta di un rapporto con la mamma (e il papà) .
Altrettanto chiaramente
dobbiamo dire e diciamo che il latte “vaccino”, cioè
il latte di mucca, della Centrale o di altre ditte è un alimento assolutamente
inadeguato, per quanto riguarda il ferro, altri oligoelementi,
grassi essenziali, nucleotidi ed altro, per un
accrescimento equilibrato del bambino.
Non vuol dire che il bambino
non cresca, anzi a volte crescono ben, d’altronde quanti di noi sono venuto su
con latte vaccino, ma che può presentare delle carenze
che potrebbero ripercuotersi negativamente nelle età successive (per es. la
carenza di ferro porta a riduzione, seppur lieve, del rendimento di alcune
prestazioni mentali)