Nella nostra società,
rispetto a solo 50 anni fa, le problematiche alimentari si sono capovolte: da
un difetto quali-quantitativo si è passati ad un problema d'eccesso.
In Italia più che negli altri
paesi occidentali si è assistito ad uno sviluppo precoce del sovrappeso e ad
una sua maggiore gravità.
L’obesità di un bambino
appare come risultato dell’equilibrio dinamico di molteplici fattori (biologici
e genetici, culturali e comportamentali, ambientali, familiari e sociali).
In un ambiente in cui
l’offerta di cibo è diventata praticamente illimitata è facile che ci sia un
distorto apprendimento dell’autocontrollo. Numerosi sono i meccanismi attivi
alle diverse età e capaci di interferire con questo processo di apprendimento,
tra essi spiccano l’eccessiva preoccupazione
dell’alimentazione che si associa alla non conoscenza delle effettive necessità
del bambino, l’abbandono precoce dell’allattamento al seno e lo
svezzamento inadeguato
Per prima cosa impariamo a rispettare la capacità naturale dei bambini di sapere quando è il momento di smettere di mangiare.
I genitori ( ed i nonni) devono sforzarsi di rintuzzare il proprio “istinto” che tende a giudicare la buona salute dei
piccoli dal loro appetito. Occorre ricordare (ma non è facile) che abituando
fin da piccoli i bambini a mangiare più
del dovuto, si altera il loro senso di sazietà ed una volta cresciuti
continuano a mangiare più del necessario. Tutti i pediatri vi potranno
raccontare di genitori che quando i loro figli hanno 2-3 anni chiedono qualcosa
che stimoli l’appetito e poi allorché arrivano ai 10-12 implorano qualcosa che li faccia smettere. Naturalmente rispettare le
attitudini dei figli non significa
assecondarli nei capricci, tutt’altro, ma che occorre imparare a mettere
i bambini davanti ad una scelta varia ma tendenzialmente “austera” con
prodotti il più possibile naturali, non confezionati, con una riduzione di
bevande innaturalmente dolci, come i succhi di frutta che possono ingannare
l’appetito al punto da ridurre l’assunzione alimentare.
Dobbiamo tornare alla
dieta mediterranea, quella che si praticava una volta, composta da molte verdure, frutta, grassi prevalentemente
vegetali, carboidrati e proteine in giusta quantità e varia qualità.
Soprattutto bisogna spezzare la monotonia dell’alimentazione, tornare alla
varietà dei cibi, rispettare il corso delle stagioni con gli alimenti adatti
per ogni periodo. Abituare i nostri figli a rispettare gli orari dei pasti,
consumarli in un solo luogo (non dove capita), seguendo una corretta
distribuzione nell’arco della giornata .
Modifiche dei comportamenti alimentari a)
come mangiare a casa - a orari
stabiliti (non quando capita)
- in un solo luogo(non dove capita)
- secondo una corretta distribuzione dei pasti b) Abitudini utili a tavola - mangiare
lentamente
- mangiare senza fare altro
mangiare una sola porzione o
non portare
in tavola seconde porzioni
- “chiudere il pasto” appena
possibile c)Come gestire le tentazioni - evitare di
acquistare i cibi preferiti (ipercalorici)e/o
tenere fuori dalla vista i cibi preferiti
-
aiutare il bambino a fare un’attività alternativa
d)Come mangiare fuori casa - a scuola decidere la merenda da portare
- per strada uscire a
stomaco pieno
- alle feste decidere prima che cosa portare
Dall’inizio dello svezzamento
abituiamo i nostri figli a mangiare tutti i giorni una minestra di verdura con
crema di cereali olio extravergine di oliva e parmigiano. Usiamo subito i
cereali con glutine. E’ stato uno sbaglio ritenere che ritardando
l’introduzione del glutine (proteina di struttura presente nel grano, orzo e
segale) si prevenisse la Celiachia ( malattia da intolleranza al glutine);
agendo in questa maniera si ottiene solo un ritardo dell’insorgenza dei sintomi
che appaiono anche meno espliciti
rendendo più difficile la diagnosi.
Ricordarsi di introdurre un
alimento nuovo per volta (in media uno alla settimana ) per accorgersi di
eventuali allergie ed intolleranze, nel giro di 2 mesi si deve arrivare a far
conoscere al bambino tutte le verdure. Al sesto mese (periodo in cui
generalmente il bambino nato a termine raddoppia il peso e termina le scorte di
ferro fornite dalla mamma in gravidanza) proporre i vari tipi di carne bianca e
rossa dapprima come liofilizzato od omogeneizzato infine come carne fresca. Dai
7- 8 mesi proviamo a introdurre il secondo pasto salato, possiamo iniziare con
una pastina asciutta a mezzogiorno ma ricordandoci di dare sempre una minestra
di verdura al giorno. Per merenda usiamo più spesso lo yogurt (intero) e la
frutta. Dopo gli 8 mesi introduciamo il
tuorlo dell’uovo, il pesce, i formaggi freschi, ricordiamo che se nelle età più
avanzate non bisogna eccedere nei grassi animali nei primi 2 anni anche i
grassi saturi sono essenziali per un corretto sviluppo del sistema nervoso
centrale, quindi a queste età non si devono usare latti scremati mentre si può
tranquillamente usare il burro come condimento.
Ci sono evidenze
epidemiologiche che suggeriscono che il costante aumento della obesità nella
popolazione pediatrica è legato non già all’aumento dei grassi ma all’eccesso
proteico nella dieta dei primi 2 anni di vita. Infatti questo maggior apporto
proteico è associato a un aumentato
deposito di tessuto adiposo stimolando la differenziazione dei preadipociti in
adipociti. E un maggior numero di adipociti porterà quasi ineluttabilmente ad
un aumento della massa grassa totale.
Bisogna allora rispettare
la naturale tendenza dei bambini a non mangiare troppa carne , sono sufficienti 3-4
porzioni la settimana
alternandone i vari tipi. Dare
poi almeno 2 volte alla settimana il pesce, 2 volte l’uovo, 2 volte il
prosciutto per il resto formaggi . Via via che il bambino cresce facciamogli
conoscere i nostri alimenti abituando anche noi ad usare meno sale e meno
condimenti. Usare il meno possibile gli zuccheri semplici. Non intingere il ciuccio nello zucchero e nel
miele, oltre ad abituarli al dolce può provocare effetti immediati come
gastroenteriti, e cronici come le carie.
Il miele è ottimo se usato dopo l’anno per dolcificare latte o yogurt, prima
può risultare indigesto e potenzialmente tossico. Ricordiamoci che almeno fino
ai sei anni il fegato del nostro bambino non è ancora in grado di metabolizzare
tutti gli alimenti. E’ meglio evitare fino a quest'età gli alimenti più
indigesti come i funghi, i molluschi, i crostacei, gli insaccati e soprattutto
quantità anche minime di vino od altri prodotti alcolici.
Un problema a parte è quello
dei minerali e delle vitamine, anche la comunità scientifica internazionale, ne
sta rivalutando l’uso in determinate situazioni, è opportuno che il paziente si
consigli con il suo medico per un uso mirato. Le indicazioni principali
riguardano: per la vitamina D ed il calcio l’adolescenza e la familiarità per
osteopatia; per il ferro, l’adolescenza
e la ridotta performance scolastica; per l’acido folico, le situazioni di
rischio per patologia cardiovascolare e la gravidanza programmata; per il
fluoro, la prevenzione delle carie.